L’euforica corsa delle borse è una bolla?
Come nella più classica delle gare di velocità, i mercati mondiali si muovono da giorni a passo di record.
Cac40 e Nasdaq Composite ai massimi storici trainati dall’euforia per l’intelligenza artificiale, assieme a bitcoin (ha toccato 70.000 dollari), oro (2.175 dollari) e al Ftse Mib tornato su livelli che non vedeva dal 2008.
Quanto allo spread fra il decennale tedesco e quello italiano, il btp/bund, si è ristretto fino a 130 punti base, livello che non vedeva dal 2021, con l’effetto di far volare i prezzi.
Tanto che il rendimento del decennale del Tesoro, da ottobre a oggi, è sceso dal 4,9% al 3,5%.
Un quadruplice rally dunque, scrive MF-Milano Finanza, (azioni, cripto, oro e titoli di Stato) che mal si concilia con diverse economie in frenata e con tassi ancora elevati sui quali al momento le banche centrali tardano a intervenire.
Ecco perché i mercati iniziano a chiedersi: siamo in pieno rally o questi sono i sintomi di un’enorme bolla?
In sintesi: ci si trova in presenza di un poker d’assi o di un bluff?
Dubbio più che lecito, se persino due delle più grandi banche d’affari del mondo dissentono sul tema.
Il maggior strategist sui mercati di Jp Morgan, Marko Kolanovic, sostiene che la corsa delle azioni e l’impennata di bitcoin sopra i 60.000 dollari siano un segnale importante.
Secondo l’analista, questi progressi sono indicativi di un’effervescenza del mercato che di solito precede una bolla.
Chris Montagu, esperto di Citi, nota sempre di più una «direzione unilaterale in Europa degli indici EuroStoxx e Dax verso il rialzo che implica un rischio elevato di prese di profitto».
Sul versante opposto, David Kostin di Goldman Sachs è tra chi ritiene che la propensione al rischio dei mercati sia giustificata dal momento che le valutazioni elevate delle big tech – quelle che stanno trainando la corsa dei listini – sono supportate dai fondamentali.
Chi ha ragione?
In sintesi: i titoli non paiono affatto sopravvalutati.
Il caso che più di tutti riassume il dibattito tra rally e rischio bolla è quello di Nvidia, il produttore di chip per l’intelligenza artificiale che ha sfondato il tetto dei 2.000 miliardi di dollari di capitalizzazione dopo una corsa vertiginosa, oltre il 500% in poco più di un anno.
Capitolo spread.
Il differenziale tra Btp decennale e Bund tedesco di pari durata si è ristretto fino a 130 punti base, avviandosi ai livelli toccati con Mario Draghi alla presidenza del Consiglio.
«Adesso il differenziale si trova ai livelli del 2020, ben più elevati di inizio 2021, quando era a 90 punti», spiega Michele Morra, portfolio manager di Moneyfarm, che però aggiunge: «Al contempo lo spread è allineato alla mediana storica, che considera anche i periodi di crisi.
Quindi probabilmente non siamo in una bolla».
E poi c’è il bitcoin, reduce dal nuovo massimo storico toccato in settimana a 69.200 dollari dopo l’impennata vertiginosa in atto da inizio anno, a seguito dell’approvazione negli Usa degli Etf con la criptovaluta come sottostante.
Secondo Walid Koudmani, chief market analyst di Xtb, ci sono fattori che avallano sia la tesi del rally sia quella della bolla.
Sul fronte del mondo cripto, a trainare sono i forti acquisti dei fondi per i nuovi Etf sul bitcoin spot, così come le «aspettative su una prossima approvazione da parte della Sec degli Etf su ether spot, ma anche l’entusiasmo sul prossimo halving del bitcoin (a metà aprile)» e il sentiment cosiddetto Fomo (fear of missing out, paura di perdere l’occasione) diffuso nei trader di criptovalute.
Riccardo Dinoves
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