Un’ondata di fiducia si abbatte sull’Italia
L’Italia sembra investita, per la prima volta in molti anni, da una forte ondata positiva di fiducia degli investitori.
I segni visibili sono il calo dei tassi d’interesse a lungo termine (al 3,7%), e lo spread rispetto ai titoli a lunga tedeschi (122 punti percentuali).
I risparmiatori italiani ritornano in massa a investire in BTP.
La premier Meloni gioisce; le piacerebbe mettere la maggioranza dei titoli del Tesoro in mani italiane, come se questo fosse di per sé un fattore di stabilità.
In realtà, la forte domanda di titoli italiani è l’effetto: la causa sono le stabili politiche di bilancio del governo, reali e percepite, e il buon andamento dell’economia.
Nonostante l’impatto del cd. superbonus sul disavanzo pubblico, salito l’anno scorso sopra il 7% del PIL.
Renzi e Gentiloni questo bonus non lo hanno mai avuto, perché le loro politiche di bilancio apparivano agli occhi degli investitori stiracchiate, sempre sul ciglio di nuovi sconfinamenti.
Un altro fattore positivo a favore del governo in carica è il clima molto cordiale delle relazioni con la Commissione europea, che olia l’arrivo di fondi sempre più cospicui legati al PNNR, un sostegno della domanda che certamente sta aiutando la domanda interna.
L’atteggiamento favorevole degli investitori è tuttavia in parte sorprendente, perché i dati del bilancio pubblico sono restati più o meno gli stessi, e così anche le strategie per la riduzione del debito.
Eppure, per qualche ragione, questo governo pare più affidabile di quelli politici precedenti (Draghi è un caso a parte).
Meglio non scordare mai, io ogni caso, che si tratta di equilibri fragili.
Il Premier farà bene a tenere la rotta della stabilità di bilancio anche dopo le elezioni europee, che certamente vincerà, senza fare promesse che non potrebbe mantenere.
Il vento potrebbe altrimenti girare molto in fretta.
Arnaud Daniels
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