I debiti di regioni e comuni ammontano a 84,2 miliardi
Nel 2023 il debito delle regioni italiane e più in generale di tutta la pubblica amministrazione locale comprese quindi anche le Province e i Comuni si è ridotto di 3,9 miliardi.
Per la precisione al 31 dicembre 2023, secondo l’ultimo aggiornamento della Banca d’Italia, il debito consolidato di Comuni, Regioni, Province e altri Enti scende a 84,2 miliardi di euro dagli 87,6 miliardi dell’anno precedente. Un calo che prosegue dal 2014.
Un dato positivo? Non necessariamente, infatti l’indebitamento dei Comuni è collegato direttamente alla realizzazione o ristrutturazione di opere pubbliche e infrastrutture.
Le città metropolitane, le province e le regioni possono quindi indebitarsi, chiedendo prestiti o accendendo mutui, ma solo per gli investimenti e la costruzione di rilevanti opere pubbliche.
Per legge è infatti vietato l’indebitamento pubblico degli enti locali per le spese correnti, come quelle relative al pagamento degli stipendi dei dipendenti della pubblica amministrazione a o all’erogazione dei servizi ordinari nei confronti della cittadinanza.
Questo, naturalmente, non significa nessun tetto alla possibilità di indebitarsi.
Un limite esiste ma non riguarda la quantità di denaro preso in prestito, riguarda invece la capacità di una regione di restituirlo, ovvero la spesa annuale del debito su cui pesano anche gli interessi.
Tra le regioni italiane è il Lazio ad avere il debito maggiore, 16,3 miliardi, il secondo posto è della Lombardia con 10,4 miliardi. Poi c’è la Campania con 9,7 miliardi.
“Risaneremo il debito che abbiamo ereditato dalla giunta che c’era prima di noi”. Sono più di dieci anni che i presidenti della regione Lazio fanno questa dichiarazione. Nel 2013 Nicola Zingaretti (Pd) neoeletto presidente della regione Lazio accusava la sua predecessora Renata Polverini (PdL) di avere ereditato 11,7 miliardi di debiti.
Oggi è invece Francesco Rocca (indipendente di destra) che accusa Zingaretti e per un volume di debito raddoppiato: 22 miliardi di euro, includendo in questa cifra anche le passività della Regione verso “se stessa” ovvero verso Enti che appartengono a sottosettori delle Amministrazioni pubbliche.
Questo a cui fa riferimento Francesco Rocca è il debito “non consolidato”, quello complessivo.
Ma da dove nasce il debito della regione Lazio?
La risposta l’ha data più volte la Corte dei Conti. Dal 2015, infatti, la magistratura contabile ha evidenziato più volte la “mancata risoluzione e il riassetto contabile tra la Regione Lazio, le Aziende ospedaliere e le Aziende sanitarie locali”.
Detto in altre parole vuol dire che da vent’anni i conti della sanità laziale sono nel “caos” con debiti non pagati vecchi di 10 anni e dall’altra parte crediti non incassati.
Situazione positiva in Lombardia, qui la differenza tra il debito consolidato e quello complessivo è quasi nulla. Il primo infatti ammonta a 10,4 miliardi, il secondo a 10,5.
La differenza è quindi di un “solo” 100 milioni. La ragione, come spiegano gli economisti della Banca d’Italia, è da ricercare nella “solidità” complessiva degli enti territoriali lombardi.
In secondo luogo alla gestione efficace degli investimenti del Piano nazionale complementare (PNC). Questo piano nasce con lo scopo di integrare (tramite risorse nazionali) gli interventi del Pnrr ed è, dunque, a carico dello Stato.
Complessivamente, nel corso del 2022 e del 2023, le Amministrazioni locali della Lombardia hanno goduto di questi finanziamenti per 13 miliardi di euro, denaro per il quale non è prevista la restituzione né il pagamento di interessi e che, quindi, non va a sommarsi al debito complessivo.
La Campania condivide con il Lazio il primato dei debiti interni al settore pubblico.
Infatti la passività degli Enti campani verso le altre Amministrazioni pubbliche è di 15 miliardi, a fronte di un debito consolidato nettamente inferiore, 9,8 miliardi.
Come per il Lazio anche per la Campania il problema sono anni di cattiva gestione delle finanze della sanità.
La Regione infatti è stata commissariata per la sanità dal 2007 al 2020, in questi anni i conti della regione sono stati risanati per un totale di 9 miliardi.
Guglielmo d’Agulto
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