Il pozzo sconosciuto e profondo del Superbonus
Continua ad allargarsi la voragine creata dal Superbonus nei conti pubblici.
Benché il Def non includa informazioni esplicite al riguardo, si può valutare che l’ammontare dei crediti d’imposta per Superbonus contabilizzati per competenza nei conti del 2023 pubblicati a inizio aprile sia pari a quasi 3,7 punti percentuali del Pil, 77miliardi.
Si tratta di un valore di oltre cinque volte superiore a quanto il Def 2023 prevedeva sarebbe maturato nell’anno, ha sostenuto Bankitalia durante un’audizione sul Def davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato.
Nel 2023 il miglioramento del disavanzo è stato più contenuto di quanto programmato dal governo lo scorso autunno: la Nadef pianificava un calo di 2,7 punti percentuali del Pil, ha spiegato dal capo dipartimento Economia e Statistica di palazzo Koch, Sergio Nicoletti Altimari.
Secondo le valutazioni contenute nel Def, la deviazione dagli obiettivi è “principalmente attribuibile ai maggiori oneri derivanti dal Superbonus -per 1,9 punti percentuali del prodotto- emersi solo successivamente alla predisposizione delle stime ufficiali autunnali (già la Nadef rivedeva al rialzo la stima rispetto al Def 2023 per 1,1 punti percentuali).
Bankitalia ha quindi confermato le stime di crescita già diffuse: secondo le loro proiezioni, la crescita sarebbe dello 0,6% nel 2024 e in media poco al di sopra l’1% nel prossimo biennio.
Nei primi mesi dell’anno la crescita sarebbe stata modesta, mentre la produzione manifatturiera è diminuita, a fronte di un recupero dei servizi e un’ulteriore espansione delle costruzioni. L’inflazione rimane molto contenuta, nella media del primo trimestre intorno all’1%.
I rischi per la crescita sono orientati al ribasso a causa dell’incertezza sulla ripresa dell’economia cinese, per l’impatto della restrizione monetaria e il ridimensionamento dei bonus edilizia, in particolare del superbonus.
In questo contesto, ha messo in evidenza Nicoletti Altimari, l’attuazione piena ed efficace del Pnrr è decisiva per conseguire il quadro di crescita delineato dal governo.
Le ripetute revisioni al rialzo delle stime di costo di misure del passato generano inevitabilmente incertezza.
Per contribuire a dissiparla occorrono informazioni su alcune variabili molto rilevanti per l’evoluzione dei conti, in particolare quelle relative agli incentivi edilizi che si prevede matureranno nel 2024-25 e ai tempi degli investimenti del Pnrr.
Nell’introdurre nuovi schemi di incentivazione occorrerà peraltro evitare di ripetere gli errori che hanno caratterizzato alcune misure recenti, in particolare l’esperienza del Superbonus, la politica di bilancio sará chiamata, oltre a reperire risorse per le politiche invariate che si deciderà di perseguire, anche a finanziare le transizioni digitale e verde.
Per raggiungere gli obiettivi a queste connessi, infatti, sembra necessario rafforzare gli investimenti pubblici in innovazione, il sistema di incentivi alla ricerca e sviluppo e all’efficientamento energetico.
Sulla riforma fiscale, Bankitalia ha messo in evidenza che un’ulteriore proroga di natura temporanea degli sgravi contributivi accrescerebbe l’incertezza sull’evoluzione futura dei conti pubblici.
Secondo Via Nazionale rendere strutturali gli sgravi aprirebbe due questioni rilevanti.
In primo luogo, verrebbe meno a livello aggregato l’equilibrio tra entrate contributive e uscite per prestazioni che, nel medio periodo, caratterizza il nostro sistema previdenziale e ne rappresenta un punto di forza.
In secondo luogo senza una modifica della struttura degli sgravi, i lavoratori con redditi prossimi alle soglie al di sotto delle quali si matura il beneficio continuerebbero a essere penalizzati da elevate aliquote marginali effettive, con effetti potenzialmente distorsivi dell’offerta di lavoro.
Raimondo Adimaro
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