Dopo il Covid aumenta la sfiducia nella scienza
L’affaire Astra Zeneca è una bomba a grappolo che lascerà sul terreno materiale inesploso alimentando disinformazione, fake news, sfiducia nella scienza.
Dapprima è arrivata l’ammissione di Astra Zeneca che il vaccino Vaxzevria può provocare rari effetti collaterali come coaguli di sangue e un basso numero di piastrine.
E ora l’annuncio del ritiro del vaccino a vettore virale Vaxzevria che non potrà essere utilizzato in Europa e prossimamente, con tutta probabilità, anche nel Regno Unito dove è tuttora in campo.
Senza fare alcun riferimento alla tesa battaglia legale che sta affrontando presso l’Alta Corte in Inghilterra, la multinazionale farmaceutica anglo-svedese– nega che la decisione di ritirare il vaccino sia legata al caso giudiziario, insistendo sul fatto che il vaccino viene invece ritirato dai mercati per ragioni commerciali.
Insomma, considerata la quantità di vaccini disponibili ed efficaci per le nuove varianti di Covid-19 non c’è più domanda per quel vaccino che, di conseguenza, non è più stato prodotto né distribuito.
Non prevedendo future richieste, l’azienda è quindi giunta alla decisione di ritirare l’autorizzazione all’immissione in commercio.
Difficile immaginare un modo più sgangherato e sbagliato di quello scelto da Astra Zeneca per comunicare il ritiro del vaccino Vaxzevria in Europa.
E si può aggiungere più capace di produrre danni in un post Covid ancora segnato dalla guerra no vax.
Quello che sarebbe, anzi è, necessario ora, qui in Italia, è che Astra Zeneca, l’Aifa e il ministero della Salute, intervengano con una comunicazione efficace in grado di allontanare la tempesta di disinformazione che già infuria sui social, spinta dal nefasto collegamento tra il ritiro del vaccino contro il Covid in tutto il mondo e gli effetti collaterali rari e pericolosi ammessi dal colosso farmaceutico.
Riccardo Dinoves
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