L’Europa svolta a destra, disastro per Macron e Scholz
L’Europa delle istituzioni cambia volto, ma non del tutto, quello che emerge dalle elezioni Europee nei diversi paesi dell’Unione è una svolta a destra, ma vince anche l’astensione con circa il 38% di affluenza e il voto di protesta.
Spicca su tutto la bocciatura dei governi dei due principali stati fondatori: Francia e Germania.
Sotto il profilo diplomatico il tradizionale asse franco tedesco traino della politica europea non c’è più, a causa della vittoria del Rassemblament National di Le Pen e la conseguente debacle del partito di Emmanuel Macron che ha visto dimezzare i consensi, mentre in Germania si registra la netta sconfitta dell’Spd di Olaf Scholz al governo, che diventa terza forza politica dopo la Cdu e la destra di Afd.
In Austria la FPO di destra diventa primo partito come Le Pen in Francia.
In Belgio il premier Alexander De Croo, del gruppo Liberali e Democratici, ha dato le dimissioni ammettendo: “Abbiamo perso” anche se non sfonda la destra mentre si fanno largo i separatisti nelle Fiandre.
In Spagna sorpasso del Partido Popular sui socialisti del Premier Sanchez, ma il governo di Madrid sostanzialmente tiene anche se avanza la destra di Vox all’8% circa.
Perde la maggioranza assoluta per l’anti europeista Victor Orban in Ungheria, il suo partito pur confermandosi primo con il 44% ha perso consensi ed è tallonato da Tisza una nuova formazione politica di destra.
In Slovacchia il partito del premier Fico arriva secondo, superato dall’opposizione progressista.
In Polonia tiene la Piattaforma civica del primo ministro europeista Donald Tusk che si conferma primo partito davanti al PiS guidato da Kaczinsky.
In Portogallo vittoria socialista davanti all’alleanza di governo conservatrice, mentre Chega non sfonda.
Nonostante tutto i socialisti reggono in quasi tutti i 27 paesi dell’Unione e la spaccatura tra destra moderata ed estrema destra, rende più probabile una riconferma dell’attuale maggioranza guidata da Ursula Von der Leyen.
Infine da segnalare il caso della Danimarca dove in una situazione molto frammentata vincono i Verdi per una manciata di voti con il 17,4%, mentre arretrano nel resto d’Europa.
Piero Vernigo
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