Prosegue il calo delle vendite dei quotidiani
Sono stati pubblicati i dati ADS di diffusione dei quotidiani nel mese di marzo 2024.
Tra le varie voci il dato più significativo e più paragonabile rispetto alla generica “diffusione” totale: escludendo i dati sulle copie distribuite gratuitamente, su quelle vendute a un prezzo scontato oltre il 70% e su quelle acquistate da “terzi” (aziende, istituzioni, alberghi, eccetera).
Il dato è così meno “dopato” e più indicativo della scelta attiva dei singoli lettori di acquistare e di pagare il giornale, cartaceo o digitale (anche se questi dati possono comprendere le copie acquistate insieme ai quotidiani locali con cui alcune testate fanno accordi, e che ADS non indica come distinte).
Sotto sono indicati i dati della diffusione totale, quella in cui invece entra tutto.
Tra parentesi la differenza rispetto a un anno fa.
Corriere della Sera 169.085 (-5%)
Repubblica 92.233 (-10%)
Stampa 64.176 (-13%)
Sole 24 Ore 54.473 (-8%)
Resto del Carlino 51.417 (-10%)
Messaggero 44.981 (-8%)
Nazione 33.972 (-11%)
Gazzettino 33.414 (-6%)
Dolomiten 27.589 (-5%)
Fatto 26.771 (-35%)
Giornale 26.696 (-5%)
Messaggero Veneto 23.878 (-10%)
Unione Sarda 22.272 (-5%)
Verità 21.732 (-18%)
Eco di Bergamo 21.503 (-7%)
Secolo XIX 20.077 (-13%)
Altri giornali nazionali:
Libero 18.400 (-14%)
Avvenire 14.975 (-3%)
Manifesto 12.983 (+4%)
ItaliaOggi 5.347 (-40%)
(il Foglio e Domani non sono certificati da ADS).
Malgrado i due giorni in più di marzo, quasi tutte le testate (salvo il Corriere della Sera e il Manifesto) hanno come di consueto perso copie rispetto al mese precedente.
La grossa perdita annuale del Fatto si deve ancora – e sarà così per diversi mesi – a un aumento del prezzo del quotidiano in edicola tre mesi fa che ha automaticamente determinato un aumento del numero di abbonamenti digitali con uno sconto “maggiore del 70%” (oltre 24mila).
Classificati al di fuori di questi numeri, ADS divide in tre categorie gli abbonamenti digitali: quelli di fatto gratuiti, venduti a meno del 10% del prezzo del giornale; quelli “scontatissimi”, tra il 10% e il 30%; quelli ritenuti più sostanzialmente “venduti”, a un prezzo superiore al 30%.
È utile ricordare che le offerte scontate sono una strategia che mira a coinvolgere più abbonati per cercare poi di trattenerli quando le offerte scadono e i prezzi degli abbonamenti aumentano.
Continua a perdere più di tutti la Verità, ma anche i quotidiani dei gruppi GEDI e Riffeser (Repubblica e Stampa; Resto del Carlino e Nazione) mantengono cali annuali superiori al 10%.
Per dare un’idea dell’apparente inesorabilità dei declini medi, a partire dalle quattro testate maggiori, questi i dati di diffusione di marzo 2024 confrontati con quelli di marzo 2021, tre anni fa:
Corriere della Sera 169.085 (193.549)
Repubblica 92.233 (147.924)
Stampa 64.176 (93.026)
Sole 24 Ore 54.473 (75.163)
Se si guarda i soli abbonamenti alle edizioni digitali l’ordine delle testate è questo (sono qui esclusi gli abbonamenti venduti a meno del 30% del prezzo ufficiale, che per molte testate raggiungono numeri equivalenti o persino maggiori: il Corriere ne dichiara più di 38mila, il Sole 24 Ore più di 33mila, il Fatto più di 24mila, Repubblica più di 15mila).
Tra parentesi gli abbonamenti guadagnati o persi questo mese.
Corriere della Sera 46.881 (+769)
Repubblica 21.976 (-2.006)
Sole 24 Ore 22.840 (-162)
Stampa 7.168 (-1.001)
Manifesto 6.665 (+105)
Fatto 6.336 (-98)
Gazzettino 6.292 (+256)
Per le vendite individuali complessive – carta e digitale – tra gli altri quotidiani locali le perdite maggiori rispetto a un anno fa sono soprattutto del Tirreno (-22%); e poi del Giornale di Vicenza (-14%) e dell’Arena (-16%), entrambi del gruppo Athesis.
Ha perso ben il 31% la Provincia di Como.
Quanto al risultato totale della “diffusione”, ricordiamo che è un dato che aggrega le copie dei giornali che raggiungono i lettori in modi molto diversi, grossomodo divisibili in queste categorie:
– copie pagate, o scontate, o gratuite;
– copie in abbonamento, o in vendita singola;
– copie cartacee, o digitali;
– copie acquistate da singoli lettori, o da “terzi” (aziende, istituzioni, organizzazioni) in quantità maggiori.
Il totale di questi numeri di diversa natura dà delle cifre complessive di valore un po’ grossolano, mostrate nei pratici e chiari schemi di sintesi che pubblica il giornale specializzato Prima Comunicazione, e che trovate qui.
Avvenire, Manifesto, Libero, Dolomiten e ItaliaOggi sono tra i quotidiani che ricevono contributi pubblici diretti, i quali costituiscono un vantaggio rispetto alle altre testate concorrenti.
Anselmo Faidit
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