Gli investimenti in Italia crescono più che in Europa
Dalla recente analisi di Confindustria il nostro Paese a proposito di investimenti si comporta meglio dell’Europa.
Il totale degli investimenti in Italia ha registrato una buona crescita anche nel 1° trimestre 2024 (+0,5%), proseguendo l’espansione degli ultimi anni.
Il confronto con gli andamenti negli altri paesi europei mostra che gli investimenti sono cresciuti in Italia a inizio 2024 ma non nella media dell’Eurozona (-1,5%, con +1,2% in Germania, ma -0,4% in Francia).
E che in Italia sono cresciuti complessivamente molto di più rispetto ai valori preCovid: +30,7% cumulato dal 4° 2019, rispetto a +1,8% in Francia e addirittura -3,9% in Germania e -2,2% in Spagna, dove quindi gli investimenti restano sotto i valori pre-pandemia.
Rispetto alla media Eurozona, in Italia sono cresciuti del 35,6% in più in questi 4 anni.
Secondo l’indagine Banca d’Italia, le condizioni per investire nel 2° trimestre continuano a migliorare, pur restando negative (-6,5 il saldo, per tutti i settori, da un minimo di -31,1 nel 3° 2023); e le imprese vedono una spesa per investimenti in aumento nella seconda metà del 2024 (+17,8 il saldo, da +11,6).
Tuttavia, gli ordini delle imprese nel settore dei beni strumentali si stanno progressivamente riducendo (-20 il saldo a giugno), segno che la domanda di macchine e apparecchiature è debole, sia dall’interno che dall’estero.
Dunque, i prossimi trimestri potrebbero registrare una frenata degli investimenti.
Ben oltre la metà degli investimenti fissi sono realizzati dalle imprese private (57,9% nel 2023 in Italia, dati di contabilità nazionale), ma non tutti.
Un’ampia quota è realizzata dalle famiglie (27,0%) e si tratta sostanzialmente di investimenti in abitazioni.
E la parte restante dal settore pubblico (15,1%), per lo più in fabbricati non residenziali.
Le varie parti dell’aggregato degli investimenti fissi, perciò, rispondono a logiche piuttosto diverse, a seconda del settore che le realizza.
Gli investimenti in abitazioni hanno fornito il contributo principale (+17,3%) all’espansione complessiva nel 2019-2024, pari a oltre la metà.
E sono cresciuti ancora nel 1° trimestre 2024 (+1,5%).
Ma, dopo anni di espansione sostenuta (da forti incentivi), sono attesi in frenata nel breve termine, forse già a partire dal 2° trimestre appena concluso e ancor più nella seconda metà del 2024, per il decalage di tali incentivi.
Viceversa, quelli in fabbricati non residenziali hanno avuto un contributo di appena +3,8% alla crescita degli ultimi anni, ma ora stanno aumentando in misura marcata (+2,2% nel 1° trimestre 2024).
Il loro trend positivo dovrebbe proseguire, in prospettiva, anche grazie alla spinta positiva esercitata dalle risorse del Pnrr.
Nel 1° trimestre 2024 gli investimenti in macchinari e attrezzature sono scesi in modo rilevante in Italia (-1,5%), facendo seguito a una dinamica già debole nella seconda metà del 2023 (-0,6% nel 3°, +0,1% nel 4°).
Ciò per l’attesa dell’implementazione del Piano Transizione 5.0, il cui ritardo sta frenando le decisioni delle imprese di nuovi investimenti.
Ma a tale stop dovrebbe seguire un nuovo rilancio, con l’utilizzo del Piano.
Il rallentamento recente (-2,0% dal 3° trimestre 2023) ha attenuato il differenziale positivo che l’Italia aveva accumulato rispetto all’Eurozona, che resta comunque ampio (+13,8%; con +20,3% sulla Germania, +15,8% sulla Francia, +23,5% sulla Spagna).
La spesa per investimenti in ricerca e sviluppo nel 1° trimestre 2024 ha continuato a crescere (+0,6%), dopo il forte incremento osservato in chiusura del 2023 (+2,5%).
D’altra parte, questa componente ha evidenziato nel complesso un ottimo recupero rispetto al periodo pre-Covid (+15,8%).
Il secondo maggior differenziale accumulato, in tale periodo, rispetto alla media dell’Eurozona (+41,5%), anche se il divario è minore rispetto ai singoli grandi paesi europei: +20,5% sulla Germania, +9,5% sulla Spagna.
Il segno si inverte rispetto alla Francia (-2,8%): la maggiore dinamica transalpina potrebbe dipendere da migliori condizioni di contesto, in particolare le agevolazioni fiscali più elevate per la R&S.
Piero Vernigo
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