La grandeur della Francia è un lontano ricordo sfuocato
Nell’antica Grecia e nell’antica Roma l’ospitalità era un vincolo sacro e l’ospite era protetto da Zeus Xenios (protettore degli ospiti, ndr), negargli l’accoglienza e non trattarlo con il massimo del riguardo e del rispetto si correva l’alto rischio di incappare nell’ira della suprema divinità.
Segno evidente che Emmanuel Macron ignora l’antica Grecia, l’antica Roma e le buone regole dell’ospitalità.
In molti si sono messi, comprensibilmente, a giudicare criticamente l’apertura dei Giochi olimpici di Parigi.
Gli inglesi hanno notato come, con una spesa quattro volte inferiore, la loro Londra abbia fatto ben altra figura.
Il tabloid più popolare ha giudicato l’inaugurazione francese una farsa.
I giornali francesi sono stati più indulgenti, ovviamente, e si sono preoccupati del crollo del traffico ferroviario causato da una banda organizzata di criminali di cui non si conosce ancora il colore e l’origine.
Tutte considerazioni ovviamente condivisibili; manca forse l’unica critica fondamentale ed esplicativa di come si autoincensi la Francia di Macron.
Chiunque abbia organizzato anche una festicciola estiva per i diciott’anni, per l’addio al celibato, per un battesimo o un matrimonio, ha un solo timore: la pioggia.
A Parigi questo timore non è stato preso in considerazione.
Nella sfilata inaugurale della cerimonia d’apertura della XXXIII Olimpiade dell’era moderna 100 capi di Stato sono stati tenuti all’ammollo per quattro ore sotto una pioggia insopportabile.
Giove Pluvio si è vendicato e ha punito la grandeur gallica.
Non si tratta si una pericolosa dimenticanza e nemmeno di una sciatteria in un’organizzazione che ha pensato anche all’ultimo dettaglio politicamente corretto: è un evidente mostruoso atto di arroganza macroniana.
Mentre il presidente francese Macron si trovava ben riparato sotto una tettoia metallica, il nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e come lui decine di capi di Stato, hanno dovuto indossare uno di quegli impermeabili che in genere utilizzano i turisti colti di sorpresa dall’acquazzone estivo davanti al Colosseo o a Piazza San Marco o a Ponte Vecchio oppure al Castello Sfrozesco.
È la metafora della politica estera di Macron e della Francia odierna: lo spettacolo europeo, la guerra in Ucraina, le tensioni in Nordafrica e Medio Oriente interessano il presidente claudicante soltanto se lui si trova al riparo e ne cura la regia.
Per quanto riguarda gli altri invitati, facciano pure gli spettatori sugli spalti scoperti a godersi le intemperie.
Il dilemma non è tanto aver inzuppato gli uomini più potenti del mondo, ma di essersi creato una difesa per non fare la stessa fine.
Bene ha fatto il presidente Mattarella, e lo applaudiamo, a resistere al disagio e a scappare via non appena il barcone italiano è passato: in rispetto dei nostri atleti e della nostra bandiera.
La lezione può servire per comportarsi diversamente in altri contesti.
Sulle vicende della diplomazia e dei grandi poteri europei forse sarebbe più opportuno non presentarsi ad una messa in scena così platealmente offensiva nei confronti dei propri ospiti e dei propri alleati.
Occorre che qualcuno spieghi in maniera semplice a Macron che oltre alla libertà, uguaglianza e sorellanza esiste il rispetto dei propri ospiti e partner.
Intanto Francia e Macron depongono in bacheca questo trofeo maleodorante.
Raimondo Adimaro
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