Mancano trasparenza e regole nell’import del grano
Con le importazioni di grano straniero che nei primi quattro mesi del 2024 hanno raggiunto il quantitativo di oltre 2,7 miliardi di chili, in aumento del 18% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, è importante tutelare le aziende agricole e i consumatori italiani assicurando reciprocità delle regole e trasparenza in etichetta.
È l’appello lanciato dalla Coldiretti al tavolo di filiera sul grano svoltosi a Roma nella sede del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste.
In tale ottica Coldiretti esprime soddisfazione per la proposta di dare vita a un piano di settore avanzata dal sottosegretario Patrizio La Pietra
L’invasione di prodotto straniero colpisce duramente i produttori nazionali, facendo crollare i prezzi di circa il 10% sia per il grano duro che per quello tenero.
Si tratta peraltro di cereali coltivati usando spesso sostanze vietate nel nostro Paese e nella Ue.
Nella produzione del grano duro turco viene utilizzato ad esempio il Carbendazim, un fungicida sospettato di avere effetti cancerogeni, mentre il Glifosato, essiccante vietato in Italia in pre raccolta, si trova sul grano canadese e su quello russo.
Una situazione intollerabile dinanzi alla quale occorre affermare il principio di reciprocità delle regole, vietando l’ingresso in Europa ai prodotti coltivati con sostanze vietate ma anche ottenuti dallo sfruttamento dei lavoratori.
E serve anche garantire una etichettatura trasparente su tutti gli alimenti in commercio, a partire da pane, biscotti, cracker e altri derivati dai cereali, che continuano ad essere “anonimi”.
Si tratta di un passo fondamentale per la creazione di filiere 100% italiane dal campo alla tavola e a tale proposito sono sicuramente positive le misure assunte nel Dl Agricoltura sulle pratiche sleali per riequilibrare i rapporti e tutelare le aziende agricole.
Come pure la disponibilità di 32 milioni di euro fermare i continui sottocosto per la pasta 100% italiana, per dare più equa remunerazione alle aziende cerealicole.
Niccolò Rejetti
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