9 novembre 1989 crolla il Muro di Berlino
10 novembre 1938 i nazisti scatenarono violenti pogrom contro gli ebrei, distruggendo case, sinagoghe, negozi.
Un evento tragico noto con il nome di “Notte dei cristalli”, per via dei frammenti delle vetrine distrutte che riempivano le strade la mattina seguente.
Il 9 novembre 1993 passa alla storia come il giorno della distruzione dello Stari Most, il Ponte Vecchio, di Mostar, il ponte ottomano che collegava le due parti della città.
Un evento divenuto il simbolo della tragicità della guerra nei Balcani: laddove un tempo popoli fratelli si tendevano la mano, in quel magnifico incrocio di culture e religioni che è la Bosnia-Erzegovina, nel 1993 si distruggevano ponti, e con loro le residue possibilità di un dialogo per la pace.
Il 9 novembre è anche un giorno in cui si abbattono le barriere e si festeggia la libertà,
Con la Legge n. 61 del 15 aprile 2005 il 9 novembre in tutta Italia si celebra il “Giorno della Libertà”
Il 9 novembre 1989, 35 anni fa, cadeva il Muro di Berlino, il simbolo per antonomasia della parola “oppressione”.
Sono le prime crepe del crollo del comunismo in Europa, nel breve volgere di poche stagioni la dittatura rossa sarà definitivamente sconfitta.
Nella ex Germania Est la mano dello Stato arrivava dovunque; tutti i cittadini erano costantemente controllati dai funzionari della Stasi (il Ministero per la Sicurezza di Stato) e dai suoi IM, i collaboratori non ufficiali, gli informatori segreti del Ministero.
Si stima che nel suo periodo d’oro, la Stasi potesse addirittura contare su un informatore ogni 80 persone: un’enormità.
Solamente diverse settimane dopo la caduta del Muro, il 15 gennaio 1990, il quartier generale della Stasi – situato nella “fortezza” di Normannenstraße, un luogo che nelle cartine di Berlino Est era sostituito da un grande spazio vuoto – venne assaltata da migliaia di persone, mentre i funzionari del Ministero cercavano di distruggere quante più prove possibili.
Riuscirono nel loro intento solamente in parte, e oggi, grazie al certosino lavoro di ricostruzione e documentazione portato a termine da storici e archivisti, è possibile richiedere la visione della propria cartella personale.
La barriera era stata costruita dal regime di Walter Ulbricht nella notte tra il 12 e il 13 agosto 1961 con lo scopo di frenare le fughe dei cittadini della Germania Est oltre la frontiera, verso la democratica Germania Ovest.
Il Muro consisteva inizialmente in una barriera di filo spinato, ma con il tempo venne potenziato sempre di più, arrivando ad assumere la spaventosa forma che ancora oggi è possibile scrutare da Bernauer Straße alla East Side Gallery.
“Barriera di protezione antifascista”, così il regime di Ulbricht definiva, nel suo delirio ideologico e propagandistico, il Muro di Berlino. La città venne divisa in due.
Chi cercava di attraversare illegalmente la barriera veniva ucciso sul posto. I più “fortunati”, invece, venivano arrestati e condannati.
La possente barriera grigia che dal 1961 divideva in due la città non poteva proteggere in eterno le spalle di un regime fragile e paranoico.
Verso la fine degli anni ’80, poi, la Glasnost e la Perestrojka introdotte da Michail Gorbačëv avevano cominciato a far vacillare le flebili fondamenta su cui si reggevano i governi dittatoriali comunisti, sempre più pressati dalla popolazione oppressa che chiedeva maggiore riformismo e trasparenza.
C’era anche Gorbačëv a Berlino Est il 7 ottobre 1989, in occasione della parata celebrativa per i 40 anni dalla nascita della Repubblica Democratica Tedesca.
Nel giro di un mese cambiarono molte cose. Le grandi manifestazioni con cui migliaia di cittadini della Germania orientale, da Lipsia a Berlino Est, protestarono contro il regime avevano colto nel segno.
All’attempato Honecker successe il più giovane Egon Krenz, il quale si illuse di poter salvare una situazione disperata concedendo al popolo infuriato una manciata di riforme.
La mattina del 9 novembre i vertici del regime si riunirono per trattare la delicata questione degli espatri, diritto inalienabile a lungo negato alla popolazione.
La sera stessa, Günter Schabowski, portavoce del Comitato centrale, si presentò davanti alle telecamere.
A causa di un fraintendimento, egli annunciò che ai tedeschi dell’Est sarebbe stato consentito attraversare liberamente i confini con la Germania Ovest.
Colto alla sprovvista dalle domande incalzanti dei giornalisti, Schabowski affermò che le nuove disposizioni sarebbero state “immediatamente efficaci”.
Quest’ultima dichiarazione, pronunciata con apparente incertezza, fu la prima crepa nel Muro di Berlino.
Di lì a poco, decine di migliaia di persone si riversarono presso la frontiera e le guardie, colte impreparate dall’improvviso afflusso, si trovarono costrette a consentire il passaggio dei cittadini, aprendo così di fatto il confine. Il resto è storia.
Die Wende, “la svolta”, il processo di riunificazione tedesca, si consumò in meno di un anno e il 3 ottobre 1990 i territori della ex Germania Est vennero incorporati nella Germania Ovest: si concluse in questo modo la divisione forzata voluta dal regime comunista.
Salvarico Malleone
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