L’Islam avanza e l’Europa va incontro al suicidio
A dieci anni dall’attentato a Charlie Hebdo e dall’uscita del suo romanzo simbolo “Sottomissione”, lo scrittore francese Michel Houellebecq torna a lanciare le sue provocazioni parlando di una volontà suicida dell’Occidente di scomparire sotto i colpi dell’Islam concentrandosi sulla Francia, che conosce bene. In una lunghissima intervista al Corriere della Sera, uno dei autori più amati e odiati della letteratura francese parla di sinistra, delle radici dell’estrema destra e della pericolosità dell’islam che controlla i canali dell’istruzione. L’idea al centro di “Sottomissione” è la penetrazione dell’Islam nella società attraverso l’università. Un’intuizione notevole, visto quello che sta succedendo nei campus e nelle università occidentali, in particolare dopo il 7 ottobre. “Sì, è vero”, risponde lo scrittore. “La mia documentazione era molto sommaria. È consistita nell’aggirarmi nella sala dell’università Censier, a Parigi. In effetti c’era qualche sintomo, c’erano più ragazze velate di quante avessi immaginato. E qualche manifesto che invocava il boicottaggio delle università israeliane, cose così. Mi sono detto: sono piccoli segnali di qualcosa. Era il 2014. E oggi questa tendenza si è molto allargata”.
Una discreta dose di “premonizione” visto che oggi gli atenei, in Francia e in Occidente sono il cuore dell’antisemitismo. “Quando ero al liceo – racconta Houellebecq c’erano un sacco di trotzkisti, ma non sarebbero stati pro-Hamas. La sinistra è cambiata. Questo fenomeno ha radici che non comprendo totalmente e che non riguardano solo la sinistra. Per esempio, non credo che l’anticapitalismo sia così diffuso negli Stati Uniti. Ma le manifestazioni pro-Palestina sono ancora più forti in America. Senza dubbio c’è una forma di senso di colpa occidentale, di volontà di scomparire, di pulsione suicida. E la Francia ha una particolarità, l’Algeria. Si sottolinea poco a che punto la guerra d’Algeria sia stato il nostro ultimo grande evento drammatico. Milioni di persone sono venute in Francia, un esodo massiccio. Il debutto dell’estrema destra moderna è questo. Non è Pétain, è l’Algeria”.
Lo scrittore sottolinea come l’istruzione sia l’aspetto più cruciale e strategico per la presa del potere da parte dell’Islam. “Fa pensare, purtroppo, agli attentati islamisti contro i professori Samuel Paty e Dominique Bernard.
È una cosa che hanno capito bene. L’avevano già compreso i rivoluzionari francesi. Bisogna avere il controllo sull’educazione. Quello è lo snodo chiave”. Nemmeno gli attacchi del 2015 hanno portato cambiamenti nella società francese, “l‘islamismo ha continuato ad avanzare. Anche se ogni volta che un professore si fa sgozzare, si dice: mai più”.
Poi entra nel merito della profonda crisi politica francese e lo fa con la caustica ironia che gli appartiene. Macron traballa a pochi mesi dalle elezioni che lui ha voluto. “È successo qualcosa di divertente e di significativo”, dice lo scrittore.
“Durante tutto il periodo in cui la Francia non ha avuto un vero governo, l’estate scorsa, tutti i commentatori politici erano eccitati, drammatizzavano la situazione, ma ho avuto l’impressione che i francesi se ne infischiassero. Anzi, semmai erano contenti che non ci fosse un governo. A pensarci bene, è grave. Molti francesi pensano che quale che sarà il governo, prenderà cattive decisioni; dunque, sarebbe meglio non avere proprio nessun governo. Adesso, per esempio, non avremo una legge di bilancio, ci terremo quella dell’anno scorso. E molti si dicono: tanto meglio, tutto sommato”.
Si dice sorpreso che Marine Le Pen o Jordan Bardella non siano arrivati al potere. Ci riusciranno? “Non ne ho idea. La Francia è un Paese curioso, comunque. Il Parlamento che abbiamo adesso, va detto, è molto divertente”, insiste lo scrittore che non rivela il suo voto alle ultime politiche.
L’autore di Sottomissione è convinto che Macron non si dimetterà. “Non lo credo neanche per un istante. Ho incontrato Emmanuel Macron molte volte nella mia vita. Non ho capito granché della persona. Ma in ogni caso, penso che non si dimetterà. E a mio avviso, sbaglia. Se lo facesse adesso, avrebbe forse delle chance di tornare. È ancora giovane e può tornare. Ma se lascia che la situazione si trascini fino al 2027… Se io fossi il suo coach personale, gli consiglieri di dimettersi nobilmente dicendo: “I francesi non mi hanno capito””.
Piero Vernigo
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