Quelli che raccontano di un’Italia povera ma bella
Vi è tanta gente che vive in un mondo tutto suo parecchio distante dalla realtà quotidiana, alcuni di loro sono tristi, invidiosi e rosiconi.
Vedono solo nuvole, grigio e spesso buio.
Che cos’è il mainstream?
Con questo termine si intende una corrente di pensiero prevalente, specie tra coloro che fanno opinione.
Nel caso dell’economia italiana, il mainstream è assolutamente negativo su tutta la linea e anche un po’ autocompiaciuto.
In più, come se non bastassero i banali luoghi comuni che nel corso del tempo ci hanno cucito addosso gli stranieri, il nostro mainstream ha portato costantemente acqua al mulino di tali stereotipi, facendo così all’Italia la peggiore pubblicità possibile all’estero.
Lo stereotipo dell’Italia “spendacciona”
Premesso che riteniamo che un elevato debito pubblico sia un problema serio e che sia assolutamente fondamentale tenerlo rigidamente sotto controllo (ci mancherebbe altro!), non condividiamo assolutamente la linea del mainstream.
Continuare a descrivere l’Italia come una nazione “spendacciona” che sperpera denaro pubblico a piene mani, o addirittura arrivare a giustificare in modo masochistico i bassi giudizi attribuiti dalle agenzie di rating al nostro debito sovrano, come sono arrivati a fare alcuni “campioni” del mainstream, significa ignorare:
– che ormai tutti i maggiori Paesi avanzati, con la sola eccezione della Germania, presentano rapporti debito pubblico/PIL sopra il 100%; l’Italia non è dunque più, come 20-30 anni fa, un caso negativo quasi isolato, assieme al Giappone;
– che dopo l’austerità fino al Covid l’Italia è riuscita a ridurre il debito/PIL grazie a una corretta ed equilibrata combinazione di crescita e rigore;
– che dopo il Covid e le eccezionali iniezioni di spesa pubblica avvenute in tutto il mondo, l’Italia è l’unico Paese del G-7 ad aver riportato il debito/PIL ai livelli pre-Covid;
– che il nostro debito è per circa la metà saldamente in mani italiane, grazie alla elevata ricchezza privata del nostro Paese; un altro 20% circa è “parcheggiato” presso la Banca Centrale (a seguito degli acquisti di sostegno degli scorsi anni che hanno interessato in analoga misura tutti i Paesi europei); soltanto una quota inferiore al 30% del debito pubblico totale italiano è finanziata da investitori non residenti, cioè una delle quote più basse nell’UE;
– che l’Italia è l’economia avanzata che dal 1995 al 2029 ha prodotto e produrrà più bilanci dello Stato in attivo prima del pagamento degli interessi, ovvero surplus primari; l’Italia, dunque, ha una lunga storia di Paese debitore “onorabile” e non certo di Paese “spendaccione”, visto che il suo debito è aumentato per ripetuti lustri soltanto a causa degli interessi;
– che la posizione patrimoniale sull’estero dell’Italia è ampiamente positiva (225 miliardi di surplus alla fine del secondo trimestre 2024); ciò significa che lo stock di crediti privati sull’estero dell’Italia è superiore a quello del debito pubblico italiano finanziato dai non residenti; altri importanti Paesi UE, presentano invece posizioni patrimoniali sull’estero negative, caratterizzate da passivi vicini agli 800 miliardi di euro;
– che il cosiddetto Indice “S2” di sostenibilità dei debiti pubblici nel lungo termine a fronte dei costi futuri per pensioni, sanità e invecchiamento della popolazione – un indicatore elaborato dalla stessa Commissione Europea – segnala l’Italia come un Paese a “basso” rischio, mentre Francia, Spagna e la stessa Germania sono a “medio” rischio. Ciò grazie a quelle riforme che, secondo il Mainstream, l’Italia non saprebbe fare, tra cui quelle delle pensioni.
Non solo. Il mainstream sembra non aver capito che oggi il debito pubblico italiano in confronto a quelli di altri Paesi è tra i più solidi e sotto controllo.
Non si sono accorti che vi è un’Italia che in tanti settori della produzione e dell’economia è leader indiscussa ed invidiata a livello planetario.
Riccardo Dinoves
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