Il lavoro sommerso incide sul Pil per il 10,1%
Nel Mezzogiorno si conferma la maggiore incidenza dell’economia non osservata.
Lo sottolinea l’Istat nel suo Report sui conti economici territoriali, spiegando che nel 2022, ultimo anno per cui sono disponibili le informazioni, l’economia non osservata (definita dalla somma della componente sommersa e di quella illegale) ha rappresentato in Italia l’11,2% del valore aggiunto complessivo.
L’incidenza sul Pil, in lieve aumento rispetto al 2021, è stata pari al 10,1%.
L’economia non osservata ha un peso molto alto nel Mezzogiorno, dove rappresenta il 16,5% del valore aggiunto, e a seguire nel Centro (11,6%).
Sensibilmente più contenuta, e inferiore alla media nazionale, è l’incidenza nel Nord-est (9,3%) e nel Nord-ovest (8,8%).
A livello regionale, il peso dell’economia non osservata è massimo in Calabria, pari al 19,1% del valore aggiunto complessivo, e minimo nella Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (7,7%).
Secondo la definizione dell’Istat, il valore aggiunto è l’aggregato che misura il livello di attività del sistema economico in termini di nuovi beni e servizi messi a disposizione della comunità per impieghi finali.
È la risultante della differenza tra il valore della produzione di beni e servizi conseguita dalle singole branche produttive e il valore dei beni e servizi intermedi consumati nel processo produttivo (materie prime e ausiliarie impiegate e servizi forniti da altre unità produttive).
Corrisponde alla somma delle retribuzioni dei fattori produttivi e degli ammortamenti. Può essere calcolato al costo dei fattori e ai prezzi base.
Piero Vernigo
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