Si riducono sempre più gli investimenti nell’edilizia
Nel 2024 il settore delle costruzioni ha visto una riduzione degli investimenti del 5,3% rispetto al 2023, con un calo del 5,2% per la nuova edilizia residenziale e un -22% per gli investimenti in recupero abitativo, a fronte di una tenuta del comparto non residenziale privato (+0,7%) e di un +21% per le opere pubbliche, grazie ai lavori del Pnrr.
È quanto emerge dai dati dell’Osservatorio congiunturale dell’Ance sull’industria delle costruzioni.
Per il 2025 la stima dell’Ance è di un’ulteriore flessione del 7% su base annua, un risultato influenzato dal mancato apporto della manutenzione straordinaria abitativa, in calo del 30% per l’ulteriore rimodulazione degli incentivi fiscali.
Per la nuova edilizia abitativa è previsto un calo del 2,6%, mentre per le opere pubbliche la stima è di un ulteriore aumento del 16%, trainato dall’accelerazione nella realizzazione dei progetti legati al Pnrr.
Circa il 54% della spesa sostenuta (32 miliardi di euro) nell’ambito del Pnrr è riferibile al settore delle costruzioni.
La maggior parte delle risorse riguarda progetti già previsti e finanziati del Pnrr; i nuovi interventi, soprattutto nella seconda metà del 2024, hanno accelerato la loro attuazione registrando una spesa complessiva di 6,7 miliardi.
L’approccio del Pnrr basato sul raggiungimento degli obiettivi, evidenzia l’associazione dei costruttori edili, ha contribuito a migliorare i processi decisionali e operativi, favorendo una maggiore responsabilizzazione e trasparenza.
Nel 2024 la spesa per opere pubbliche degli enti territoriali è aumentata del 16,2%: il livello di spesa in lavori pubblici dei comuni è passato dai 18,6 miliardi nel 2023 ai 21,7 miliardi nel 2024, rafforzando ulteriormente la ripresa degli investimenti comunali avviata a partire dal 2017.
Con questo aumento, sottolinea l’Ance, la spesa dei comuni supera i livelli del 2008, recuperando del tutto il drastico calo registrato tra il 2008 e il 2017 (-54,6%), causato da politiche di bilancio restrittive e dal conseguente impoverimento della capacità di investimento degli enti territoriali.
“Accanto al tema della “rigenerazione urbana”, appare ormai non più rimandabile “il problema dell’accesso alla casa”, una questione che coinvolge un numero sempre più ampio di cittadini”, sostiene l’Ance.
Per i10 milioni di famiglie meno abbienti, viene sottolineato, l’acquisto della casa è in media economicamente insostenibile: la quota di reddito disponibile da destinare al pagamento delle rate del mutuo è per le famiglie meno abbienti pari al 38,8% su base nazionale e sale sopra il 60% nelle maggiori città, con Milano in testa all’82,9% e a seguire Roma e Firenze, con circa il 61%.
La situazione migliora, ma solo relativamente, con riferimento alle famiglie della “fascia grigia”, per le quali l’indice in media si colloca al 24,9%.
Anche in questo caso, le principali città capoluogo sono di fatto precluse, poiché richiederebbero un impegno economico importante, pari ad esempio al 54% del proprio reddito per Milano e ad oltre il 40% per Napoli e Firenze.
Raimondo Adimaro
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