A Castiglion Fiorentino sono vietati i forestierismi
Sos lingua italiana, sotto attacco di inglesismi e stilemi e formule mutate dal sincretismo informatico: in principio fu il vicepresidente della Camera e deputato di FdI, Fabio Rampelli, a lanciare l’allarme e la soluzione per porre rimedio alla ineluttabile crisi d’oblio e sostituzione linguistica, con una legge a tutela del nostro blasonato idioma che oggi, numeri alla mano, risulta sempre più messo a rischio da un uso eccessivo di «forestierismi».
Ebbene, oggi il presidio si estende anche fino ai confini di un’amministrazione comunale toscana la cui iniziativa ha riscosso il plauso istituzionale e culturale dell’Accademia della Crusca.
Il fine ultimo è sempre quello già riconosciuto e instradato dall’iniziativa legislativa targata Rampelli: ossia lo scopo di custodire e valorizzare la nostra lingua madre, garantendone l’utilizzo nella fruizione di beni e di servizi, nell’informazione e nella comunicazione, nelle attività scolastiche e universitarie, nonché nei rapporti di lavoro e nelle strutture organizzative degli enti pubblici e privati.
L’ultimo in ordine cronologico persecutore di tale nobile intento è il sindaco leghista di Castiglion Fiorentino, Arezzo, Mario Agnelli, che, attraverso una delibera, ha deciso di mettere al bando le parole in inglese nella comunicazione istituzionale.
Allora, niente più «welfare» o «smart working» o «full immersion», quando ci sono termini equivalenti in italiano. E, per giunta, comprensibili a tutti.
Una decisione che ha incontrato il favore dei più e l’obiezione narcisistica e compiaciuta di chi gli è andato contro.
Tra i sostenitori dell’iniziativa, però, figura una calibro da novanta: l’Accademia della Crusca che ha promosso a pieni voti l’iniziativa del primo cittadino dell’Aretino.
Ripartiamo da qui: dall’ok assertivo e convinto, riferito tra gli altri dal Corriere di Arezzo e dal Corriere dell’Umbria – e rilanciato dall’Adnkronos – della secolare istituzione fiorentina incaricata di custodire il “tesoro” della lingua italiana.
E dalle parole e argomentazioni con cui il presidente dell’Accademia apprezza la delibera del Comune toscano.
Dunque, nello sposare intento e modo di procedere, il presidente dell’Accademia della Crusca, Paolo D’Achille, sottolinea: «Lodo l’iniziativa del sindaco Agnelli, perché cerca di evitare termini in inglese nella comunicazione verso i cittadini. È importante che le parole vengano comprese da tutti, specialmente da quella parte di popolazione più anziana nei confronti dei quali la comunicazione contenente termini stranieri non sarebbe così diretta come invece accade nel momento in cui usiamo termini in italiano».
Aggiungendo peraltro (e a scanso di equivoci e immancabili polemiche): «Quindi ben vengano iniziative che intendono servirsi dell’italiano, sfruttando le potenzialità della nostra lingua»-
Il dovere di custodire il nostro idioma, il diritto del cittadino a una comunicazione accessibile
Non solo. Perché proseguendo nell’argomentare la sua adesione all’iniziativa del sindaco toscano, il presidente della Crusca fa anche un rilievo – che, sia chiaro: non c’entra con una semplice abrogazione dei termini inglesi, ma con il giusto utilizzo dei loro corrispondenti italiani – per quanto riguarda alcuni vocaboli.
«Per esempio – spiega il professor D’Achille – in questi giorni abbiamo sentito parlare di “inaugurazione di Trump” ma non è corretto: perché si inaugura un monumento o un evento e non una persona. Prestiamoci attenzione».
E ancora. Nell’illustrare e motivare la delibera che ha promosso e votato il Consiglio comunale di Castiglion Fiorentino, l’amministrazione spiega anche chiaramente che «il Comune è istituzionalmente tenuto a curare gli interessi collettivi e a promuovere lo sviluppo della propria comunità. E che, in attuazione dei compiti assegnati, sostiene iniziative ed azioni di sensibilizzazione legate e fondate sull’uso della lingua italiana: un patrimonio ereditato formatosi nel corso dei secoli con sacrificio, degno di essere conservato, tutelato, conosciuto, utilizzato e valorizzato».
Claudia Treves
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