Nel 2024 gli stipendi sono aumentati del 3,1%
L’aumento degli stipendi in Italia nel 2024 ha segnato una crescita del 3,1% rispetto all’anno precedente, secondo l’ultimo rapporto pubblicato dall’Istat. Ma il dato riguarda solo i lavoratori che hanno ottenuto un rinnovo contrattuali, non si tratta, quindi, di un aumento medio di tutte le retribuzioni italiane.
All’interno, quindi, delle industry che hanno rinnovato il contratto di lavoro, i lavoratori che hanno ottenuto di più sono quelli dell’industria che hanno registrato l’aumento degli stipendi del 4,6%, mentre nei servizi privati la crescita è stata più contenuta: 3,4%.
Se i metalmeccanici si sono portati a casa un aumento del 6,4%, quelli impiegati nell’industria del legno, carta e stampa, hanno avuto un aumento degli stipendi del 5,3% seguiti dai colleghi del comparto alimentare, dove gli stipendi sono saliti del 5,1%.
Mentre alcuni settori hanno visto gli stipendi crescere, altri sono rimasti fermi. Edilizia, farmacie private e telecomunicazioni non hanno registrato aumenti, lasciando migliaia di lavoratori con retribuzioni bloccate.
Ancora più pesante la situazione nel settore pubblico dove il mancato rinnovo dei contratti ha portato a un vero e proprio crollo salariale. In comparti come scuola e difesa, gli stipendi sono scesi di circa il 20%, soprattutto a causa dell’inflazione.
Nel 2025, le retribuzioni contrattuali in Italia sono destinate a crescere, ma il ritmo degli aumenti resterà moderato. Nella prima metà dell’anno si prevede un incremento del 3%, mentre sull’intero anno l’aumento dovrebbe fermarsi al 2,3%.
Questo significa che i lavoratori vedranno qualche euro in più in busta paga, ma non abbastanza per recuperare il potere d’acquisto perso negli ultimi anni.
Le differenze tra i settori saranno ancor più evidenti. Gli aumenti più consistenti riguarderanno agricoltura e industria, comparti che già nel 2024 avevano registrato una crescita superiore alla media.
Per i lavoratori del settore pubblico, invece, la situazione rimane più difficile: l’incremento previsto è solo del 2,1%.
In Italia, 6.648.000 lavoratori, pari al 50,8% del totale, stanno lavorando con un contratto scaduto, senza aver ricevuto, quindi, alcun aumento stipendio.
Secondo l’ultimo rapporto dell’Istat, l’assenza di rinnovi contrattuali sta bloccando l’adeguamento delle retribuzioni contrattuali, con conseguenze dirette sul potere d’acquisto dei lavoratori.
Nel 2024, l’attesa media per aggiornare un contratto scaduto è passata da 34,1 mesi a gennaio a 21,7 mesi a dicembre, un miglioramento che però lascia ancora milioni di lavoratori senza adeguamenti salariali per quasi due anni.
In altri Paesi europei, come Francia e Germania, le cose funzionano diversamente: i contratti vengono rinnovati con maggiore regolarità, evitando che i dipendenti vedano il proprio potere d’acquisto eroso dall’inflazione.
Un anno intero e solo 17 rinnovi di contratti collettivi: non proprio un risultato esaltante, ma almeno qualcosa si è mosso. Nel 2024, i nuovi contratti collettivi hanno coinvolto circa 4 milioni di lavoratori, portando aumenti salariali e aggiornamenti alle condizioni economiche.
Tra i settori che hanno beneficiato di questi accordi ci sono commercio, pubblici esercizi e turismo, ambiti che impiegano una larga parte della forza lavoro italiana.
Per chi lavora in supermercati, ristoranti o alberghi, il rinnovo ha significato uno stipendio più adeguato e qualche tutela in più. Nonostante questi progressi, la situazione resta ancora critica per molti lavoratori.
Alla fine del 2024, i contratti collettivi in vigore erano 47, mentre 28 risultano scaduti e in attesa di un rinnovo.
I contratti scadono e gli stipendi restano al palo. Nei primi mesi del 2025, il numero di lavoratori con un contratto collettivo in vigore continuerà a diminuire se i rinnovi non arriveranno in tempo.
A gennaio, solo il 41,3% dei lavoratori sarà coperto da un accordo aggiornato, percentuale destinata a scendere ancora al 41,1% entro aprile.
Il risultato? Più della metà dei dipendenti italiani lavorerà con un contratto scaduto, senza aumenti e con regole ormai superate, mentre il costo della vita continua a correre.
I dati si riferiscono al: ottobre-dicembre 2024. Fonte: Istat
Riccardo Dinoves
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