La produttività è in crescita, l’Istat corregge i dati
L’Istat ha rivisto sensibilmente al rialzo i dati della dinamica della produttività multifattoriale rispetto a quelli diffusi a gennaio, i quali già miglioravano, con l’incorporazione dei nuovi Conti nazionali, le precedenti stime per gli anni post-pandemia.
I motivi di questa ulteriore correzione, a distanza di un solo mese, non vengono esplicitati, ma vale la pena evidenziare il nuovo quadro che emerge circa l’efficienza complessiva del sistema produttivo italiano.
La produttività totale dei fattori (PTF) nel periodo 2014-2023 (inclusivo delle cadute nell’anno della pandemia e di quella recente del 2023, su cui si è concentrata l’attenzione generale) è aumentata dello 0,9% in media all’anno, triplicando rispetto allo 0,3 delle precedenti stime.
Sotto il profilo temporale, la correzione ha riguardato tutti gli anni, non solo gli ultimi.
Dal punto di vista settoriale, tutte le principali attività registrano rivalutazioni del tasso di crescita.
Nella manifattura la dinamica della PTF è più che triplicata, mentre nei servizi è corretta al rialzo di 1,5 volte.
Più contenuta è la variazione nelle costruzioni, dove la produttività già viaggiava a ritmi elevati.
Nei nuovi conti l’incremento della PTF dell’intera economia (0,9%, come detto) sottende rialzi medi annui dello 0,7% nell’industria e nei servizi (in precedenza le attività industriali erano più lente del terziario) e del 2,6% nelle costruzioni.
Per avere dei termini di paragone delle nuove stime, si deve risalire al quinquennio 1995-2000 per trovare una dinamica della PTF dell’economia di circa l’1% all’anno.
Come ulteriore, benché impreciso, confronto di tipo indicativo si può rilevare che le stime della PTF della Commissione europea (condotte con propria metodologia, diversa in parte da quella Istat) mostrano nel 2014-2023 incrementi annui alquanto più contenuti per i maggiori Paesi europei (0,4% in Germania e Spagna e 0,3 in Francia).
Sarebbe interessante capire che cosa è successo nei dati e nel Paese.
Per quanto riguarda i dati, il miglioramento della produttività riflette l’abbassamento della dinamica dell’indice composito degli input produttivi (lavoro e capitale) a parità di valore aggiunto, si è cioè ridotto il denominatore della PTF: si è forse rivisto al ribasso l’input di capitale come suggerivano anni fa alcune analisi di Banca d’Italia (in quel caso per motivi di ammortamento)?
Oppure c’è dell’altro?
E, più sostanzialmente, per quanto riguarda l’economia: si devono mantenere invariati i giudizi su un Paese la cui produttività totale è cresciuta in un decennio dello 0,9% anziché dello 0,3 (e, sembrerebbe, più dei partner europei), innalzando probabilmente il potenziale dell’economia rispetto a quanto era noto?
Ancora una volta, avviene che la revisione dei dati ci invita a riconsiderare valutazioni e percezioni a lungo radicate.
Anselmo Faidit
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