Dall’Italia 6,12 miliardi ai paesi poveri
Nel 2023, secondo i dati dell’OCSE, l’Italia ha destinato 6,12 miliardi di dollari di aiuti umanitari alle nazioni più povere del pianeta.
Una cifra non da poco se si considera che nella Legge di Bilancio del 2024 sono stati destinati 5 miliardi di euro al rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici.
Gli Aiuti Pubblici allo Sviluppo (APS) misurati dall’OCSE sono fondi che i paesi ricchi donano a quelli in via di sviluppo per aiutarli strategicamente a crescere in settori come l’economia, la salute e l’istruzione.
I paesi che donano questi aiuti fanno parte del Comitato per l’Assistenza allo Sviluppo (DAC), un gruppo di paesi tra i più industrializzati che si impegnano a destinare parte della loro ricchezza per sostenere lo sviluppo nei paesi maggiormente in difficoltà.
Se si considera solo l’importo totale degli aiuti economici donati ai paesi più poveri, gli Stati Uniti sono il paese più generoso, dal momento che ha destinato la ragguardevole cifra di 64,69 miliardi di dollari ai paesi più in difficoltà.
Al secondo posto c’è la Germania, con 37,9 miliardi di dollari, seguita dall’Unione Europea che ha versato complessivamente 26,87 miliardi di dollari.
L’Italia occupa un più che onorevole sesto posto, arrivando poco dopo Giappone, Regno Unito, Francia, Canada e Olanda.
Se si pesano i 6,12 miliardi di dollari donati rispetto alla propria ricchezza interna, il contributo dell’Italia assume un’altra proporzione.
Guardando infatti al Reddito Nazionale Lordo (GNI), il contributo italiano raggiunge appena lo 0,27%, un valore inferiore alla media dei paesi donatori che è dello 0,37%.
Non solo: l’Italia è anche lontana dai paesi (Norvegia, Lussemburgo, Svezia, Germania e Danimarca) che superano l’obiettivo fissato dalle Nazioni Unite, che prevede di destinare almeno lo 0,7% della propria ricchezza nazionale agli aiuti allo sviluppo.
Paesi come la Norvegia (1,09%) e il Lussemburgo (0,99%) hanno destinato una percentuale molto più alta del loro Reddito Nazionale Lordo agli aiuti internazionali, nonostante siano più piccoli in termini di popolazione, ma soprattutto di dimensione economica rispetto all’Italia.
Anche nazioni come la Polonia (0,38%), l’Estonia (0,3%) e la Lituania (0,23%) hanno contribuito maggiormente se si guarda alla loro ricchezza.
Ma è anche importante sottolineare che l’Italia ha comunque fatto meglio di giganti come Stati Uniti (0,24%) e Australia (0,19%) che hanno destinato una percentuale significativamente inferiore rispetto al loro GNI, nonostante la loro maggiore capacità economica.
Nel 2023, i paesi ricchi hanno donato una cifra record di 223,3 miliardi di dollari per aiutare i paesi più poveri a crescere. È la cifra più alta mai raggiunta, secondo l’OCSE.
Questo segna il quinto anno consecutivo in cui gli aiuti sono aumentati, con un incremento dell’1,6% rispetto al 2022.
Tuttavia, per il secondo anno di fila, la percentuale di aiuti rispetto al Reddito Nazionale Lordo dei paesi più ricchi è rimasta ancora una volta invariata, precisamente al 0,37%.
Dal 2022 al 2023, gli aiuti dei paesi più ricchi verso quelli più poveri sono aumentati, soprattutto grazie a un maggiore supporto umanitario (+5,9%) e ai contributi alle organizzazioni internazionali (+15,2%).
Però, c’è stata una diminuzione in altri settori: gli aiuti destinati ai rifugiati sono calati leggermente (-1,6%) e anche gli aiuti bilaterali e la cooperazione tecnica sono diminuiti (-5,0%).
Nonostante gli aiuti per coprire i costi legati all’accoglienza e al trattamento dei rifugiati siano diminuiti del 1,6% dal 2022 al 2023, la loro percentuale sul totale degli aiuti forniti dai paesi membri più ricchi è rimasta invariata negli ultimi due anni.
Comunque, tra i 29 paesi che sostengono questa spesa, c’è da registrare che 17 di essi hanno ridotto la parte di aiuti destinati ai rifugiati. Il vento della politica?
L’Ucraina ha stabilito un record storico diventando il paese che ha ricevuto la maggiore quantità di aiuti internazionali in un singolo anno.
Secondo i dati dell’OCSE il paese ha ottenuto 38,9 miliardi di dollari di aiuti e altri finanziamenti agevolati, con un incremento del 28,5% rispetto al 2022.
L’importo degli aiuti ricevuti dall’Ucraina nel 2023 è stato quasi cinque volte superiore a quello destinato al secondo maggiore beneficiario, l’India.
Gli aiuti all’Ucraina sono aumentati significativamente, con un incremento del 78% dei fondi provenienti dalle istituzioni dell’Unione Europea. Al contrario, gli aiuti provenienti dai paesi membri più ricchi sono rimasti sostanzialmente invariati rispetto all’anno precedente.
Nel 2023, i paesi in via di sviluppo hanno ricevuto complessivamente 258,4 miliardi di dollari in aiuti e altri finanziamenti, non solo dai paesi ricchi, ma anche da altre fonti.
Oltre ai paesi industrializzati, ci sono organizzazioni internazionali, come le Nazioni Unite o la Banca Mondiale, che raccolgono fondi da vari paesi per finanziare progetti di sviluppo in tutto il mondo.
Anche i paesi che non fanno parte del gruppo dei paesi ricchi industrializzati continuano a fornire aiuti internazionali. Nel 2023, questi paesi hanno donato un totale di 17,4 miliardi di dollari.
Tra i principali paesi donatori non industrializzati ci sono la Turchia, che ha dato 6,84 miliardi di dollari, l’Arabia Saudita, con 5,47 miliardi, e gli Emirati Arabi Uniti, con 2,07 miliardi.
Nel 2023, diversi paesi hanno fornito aiuti attraverso canali bilaterali ufficiali, un metodo in cui i finanziamenti vengono concessi direttamente da un paese donatore a un paese ricevente, senza passare per organizzazioni internazionali o fondi comuni.
Questo tipo di aiuto avviene tramite un accordo diretto tra le due nazioni coinvolte, senza intermediari. Un esempio di paese che ha ricevuto aiuti in questa maniera è la Siria, che ha ottenuto 6,3 miliardi di dollari da paesi donatori tramite canali bilaterali ufficiali.
Un altro esempio è la Cisgiordania e la Striscia di Gaza: nel 2023 i palestinesi hanno ricevuto 920 milioni di dollari. Mentre l’Ucraina non rientra tra i beneficiari di questo tipo di aiuti che provengono da paesi che non fanno parte del gruppo dei principali donatori industrializzati.
Niccolò Rejetti
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