Gli Stati Uniti sono alla ricerca delle terre rare ucraine
In queste ore a Washington Trump e Zelensky stanno discutendo sulle sorti della guerra in corso tra Russia e Ucraina. Ma uno degli argomenti cardine per la fine del conflitto è il sottosuolo ucraino.
L’Ucraina da sola concentra circa il 5% delle risorse minerarie mondiali, ma non tutte sono sfruttate o facilmente sfruttabili.
Secondo l’edizione 2024 della pubblicazione di riferimento World Mining Data, il paese si colloca al 40° posto tra i paesi produttori.
In un libro pubblicato nel 2023 dall’Ufficio francese di ricerca geologica e mineraria (BRGM), i geologi hanno fatto l’inventario di oltre un centinaio di risorse, tra cui ferro, manganese e uranio.
Secondo il World Mining Data, nel 2022 il paese era il decimo produttore mondiale di ferro.
Ma ci sono differenze tra minerali e minerali.
I minerali possono essere definiti critici o strategici dai paesi per la loro economia o la loro transizione energetica, soprattutto in caso di timori di interruzioni dell’approvvigionamento.
Gli Stati Uniti ne designano circa cinquanta, l’UE più di trenta.
La Commissione europea ha descritto l’Ucraina come “una potenziale fonte di oltre venti materie prime critiche”.
L’Ucraina produce in particolare tre minerali critici: manganese (ottavo produttore mondiale secondo World Mining Data), titanio (11esimo) e grafite (14esimo), indispensabile per le batterie elettriche.
Di quest’ultimo minerale, l’Ucraina concentra il 20% delle risorse mondiali.
Il paese è anche uno dei principali paesi europei in termini di potenziale per quanto riguarda il litio, anch’esso indispensabile per le batterie e considerato critico, ma ad oggi non viene estratto.
L’Ucraina non è invece particolarmente nota per le sue riserve di terre rare, che sono un gruppo di 17 elementi della tavola periodica (tra cui il lantanio, il cerio e lo scandio) che trovano un’ampia applicazione nei settori della tecnologia avanzata e delle energie rinnovabili.
Gli esperti sostengono che il territorio ucraino dispone comunque di diversi giacimenti contenenti terre rare, nessuno dei quali è stato sfruttato.
Non vi sarebbero inoltre progetti di sfruttamento commerciale.
Dal canto suo, il governo ucraino afferma di aver identificato la presenza di terre rare sul suo territorio e parla di “prospettive di produzione”.
Tecnicamente, i principali elementi citati nel documento (tantalio, niobio, berillio, stronzio, magnetite) non fanno parte dell’elenco delle 17 terre rare.
Alcuni di essi, sempre secondo il governo, sono tuttavia “prodotti associati”.
Secondo Kiev, ad esempio lo sviluppo del deposito di Novopoltavske nella regione di Zaporijjia, con giacimenti di terre rare, richiede da solo un investimento di 300 milioni di dollari, e peraltro questo giacimento si trova inoltre in territorio occupato dalla Russia.
Come ha osservato S&P, i dati su cui si basa il governo ucraino risalgono però “all’era sovietica” e eventuali depositi “sarebbero difficili da sfruttare”.
Gli stessi analisti fanno presente però che un eventuale sfruttamento richiede ingenti investimenti necessari all’estrazione e potrebbe quindi non essere redditizio avviare progetti del genere.
Niccolò Rejetti
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