Buoni segnali dai conti pubblici nel 2024
I dati pubblicati in questi giorni dall’Istat contengono conferme e sorprese.
Le conferme riguardano la nostra crescita economica, che resta bassa. Le sorprese riguardano i nostri conti pubblici, che vanno meglio del previsto.
La legge di bilancio per il 2024 prevedeva un deficit del 4,3% del Pil.
Abbiamo chiuso al 3,4%, quasi un punto in meno.
Il miglioramento dei conti rispetto agli obiettivi è venuto da maggiori entrate.
Peraltro, il governo ha deciso di risparmiare gran parte del tesoretto che si veniva creando, cosa non comune per nostro Paese: il tesoretto finanziario è stato convertito in un tesoretto di credibilità che ha facilitato il calo dello spread sui livelli più bassi degli ultimi 10 anni.
Tutto bene allora? Forse no.
Non è infatti chiaro cosa abbia causato l’aumento delle entrate e, quindi, quanto permanente esso sia.
I documenti governativi dicono che le entrate sono andate bene per il buon andamento dell’occupazione, ma alla fine la base imponibile dipende dall’andamento del Pil nominale (cioè in euro) nel suo complesso, non dall’occupazione.
E il tasso di crescita del Pil nominale è stato più basso del previsto, per la minore dinamica sia dei volumi di produzione, sia dei prezzi.
Due fattori possono aver contribuito alle maggiori entrate. Il primo è il buon lavoro fatto dall’Agenzia delle Entrate nel recuperare debiti fiscali non pagati (nel 2024 si è raggiunto un record) e nel ridurre all’origine l’evasione.
Occorrerà vedere se la buona performance continuerà anche dopo la partenza dall’Agenzia di Ernesto Ruffini, che ha lasciato l’incarico di Direttore a fine dicembre.
Il secondo fattore riguarda il recupero dei salari rispetto ai profitti che si è verificato nel 2023-24, dopo il taglio del 2021-22 dovuto all’inflazione.
Un tale recupero potrebbe causare un aumento delle entrate perché sui salari le imposte sono pagate immediatamente (via ritenuta alla fonte), mentre un calo dei profitti causa una perdita di entrate in parte ritardata.
Se così fosse, però, il miglioramento delle entrate potrebbe essere temporaneo.
Sarebbe auspicabile che il governo chiarisse le cause della bonanza fiscale e che, comunque, si mantenesse prudente nella gestione dei conti pubblici anche nel 2025.
Arnaud Daniels
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